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martedì 26 luglio 2016

Lavoro e Ambiente: 200mila nuovi posti dall'economia circolare

Il rifiuto come risorsa. È attorno a questo principio che ruota l’economia circolare, ovvero quel modello che, andando oltre il sistema economico lineare – ormai insostenibile – basato sullo sfruttamento e l’obsolescenza dei beni prodotti, punta a uno sviluppo economico sostenibile e a stimolare l’occupazione. 
In questa direzione si è mossa la Commissione Europea con l’adozione del Pacchetto sull’economia circolare, licenziato da Bruxelles a dicembre 2015.
Un ulteriore passo avanti arriva, adesso, dal Consiglio dell’UE, riunitosi di recente per discutere di questioni urgenti in materia di politica ambientale comunitaria, tra cui le misure contenute nel Pacchetto.
Secondo le stime dell’esecutivo europeo, tali misure dovrebbero produrre complessivamente a livello comunitario risparmi annuali pari a 600 miliardi di euro, con 580 mila nuovi posti di lavoro e un taglio del 2/4 per cento delle emissioni serra. 
… E in Italia?
Previsioni rosee anche per quanto riguarda l’Italia. In occasione del terzo Forum Rifiuti, organizzato a Roma da Legambiente, dall’Editoriale “La Nuova Ecologia” e da Kyoto Club, è emerso che i nuovi posti di lavoro sul territorio nazionale sarebbero 199 mila. Un risultato raggiungibile grazie all’economia circolare più virtuosa basata su riciclo e rigenerazione, bioeconomia, innovazione nell’industria alimentare, chimica, farmaceutica, dei prodotti confezionati di largo consumo e nell’industria biotecnologica.
Potenzialità e risorse del settore agricolo
Quello agricolo rappresenta uno dei comparti più sviluppati nel nostro Paese, al punto da produrre annualmente 9 milioni di tonnellate di rifiuti e 20 milioni di tonnellate di residui agricoli che, stando all’analisi elaborata da Green Alliance, potrebbero essere riutilizzati al meglio nel compostaggio, nella digestione anaerobica e nella bioraffinazione. Sul fronte occupazionale ed economico, poi, una spinta positiva potrebbe arrivare da un settore in crescita quale quello delle bioplastiche.
Buona pratiche: il modello COOU
Intanto, in Italia non mancano i modelli virtuosi di economia circolare: un esempio concreto, presente da ben 32 anni, è quello del Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati – Coou, che detiene il primato di ente ambientale nazionale dedicato alla raccolta differenziata. Significativi i numeri registrati dal 1984 ad oggi dall’ente partner dell’organizzazione del Forum Rifiuti: 5,3 milioni di tonnellate di olio lubrificante usato, il 90 per cento delle quali avviate alla rigenerazione per la produzione di nuove basi lubrificanti. Il riutilizzo di questo rifiuto, considerato dannoso per l’ambiente, ha prodotto un risparmio complessivo sulle importazioni di petrolio del Paese di 3 miliardi di euro.
ancl 


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